


Benedetto XVI in viaggio con i Filosofi
LEZIONI "ON LINE" DI FILOSOFIA CON BENEDETTO XVI
Per conoscere e capire la cultura occidentale
dalla ricerca della Verità alla dittatura del relativismo
e recuperare le radici cristiane dell'Europa
in un proficuo confronto con il grande Filosofo Emanuele Severino
e il suo pensiero critico nei confronti della Chiesa e delle religioni.
(da seguire su YouTube individualmente o con un piccolo gruppo di amici o da proporre in Aula con un videoproiettore )
(vedi anche: lezionidifilosofiaonline.blogspot.com/2021 e lezionidifilosofia2017.blogspot.com)
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ARTICOLI
CHE COS’E’ LA FILOSOFIA?
Filosofia significa amore del sapere.
Secondo la tradizione il termine sarebbe una creazione del filosofo Pitagora, vissuto tra il VI e il V secolo a.C.
La parola indica un’aspirazione dell’uomo alla conoscenza vera, tendenza che non può aver fine, perché solo agli dei è concesso il possesso pieno della verità.
Ma quando nasce nell’uomo l’impulso a filosofare? Certamente dopo aver soddisfatto i bisogni materiali, e dopo che l’uomo ha smesso di interpretare la realtà e l’esistenza umana attraverso il mito, e ha cominciato a cercare le cause prime dell’universo. Lo scopo della filosofia è dunque il desiderio di conoscere la verità. Da cosa nasce questo bisogno?
Secondo Platone e Aristotele dalla meraviglia che prova l’uomo quando si pone davanti all’universo come un Tutto e si chiede quale ne sia l’origine e il fondamento e quale posto occupi egli stesso in questo universo.
I contenuti della filosofia sono le domande, le più generali possibili, che l’uomo si pone per tentare di comprendere la totalità del reale. Domande che riguardano tutti gli uomini in quanto uomini, che si riferiscono soprattutto ai problemi del conoscere (gnoseologia) e dell’essere (metafisica): possibilità e limiti della conoscenza umana; i fondamenti costitutivi dell’universo; qual è il senso della vita umana? Dio esiste? La vita continua dopo la morte? Che cos’è il bello? Qual è il retto comportamento? Quali sono le regole del ragionamento? La filosofia si pone come impostazione unitaria della conoscenza, e come discussione dei suoi limiti e delle sue possibilità. Da essa in passato sono scaturite le singole scienze. La filosofia ha ceduto ad esse la trattazione tecnica dei vari argomenti, ma non la trattazione filosofica, ossia l’esame critico ed unitario delle conoscenze, che rappresenta in definitiva il nucleo centrale della cultura. La filosofia mantiene il suo senso anche dopo il trionfo delle scienze particolari, perché esse rispondono solo a domande sulla parte e non sul “tutto”.
C’è però un punto in comune tra filosofia e religione: quello di occuparsi di speculazioni riguardo alle quali non è stata finora possibile una conoscenza definita. Ma perché perdere tempo su tali insolubili problemi? Perché da quando gli uomini sono diventati capaci di libero pensiero (quindi non hanno più voluto accettare risposte dogmatiche), le loro azioni sono venute a dipendere dalle loro teorie sul mondo e sulla vita umana, su ciò che è bene e ciò che è male (sistema di valori). Insegnare a vivere senza la certezza e tuttavia senza essere paralizzati dall’esitazione è forse la funzione principale cui la filosofia può ancora assolvere. Ma veniamo al metodo che la filosofia segue nelle sue indagini. Essa mira ad una spiegazione puramente razionale della totalità (realtà) che vuole indagare. Essa va, con la ragione, oltre l’esperienza e i fenomeni per trovare le cause della realtà.
A somiglianza delle scienze particolari propone asserzioni fondate su criteri generali di conoscenza universalmente accettati e controllabili. Perciò si può dire che Filosofia e Scienza sono due facce della medesima razionalità. E sono visioni del mondo mai definitive, sempre pronte a superarsi di fronte ad una nuova scoperta o ad un nuovo problema che costringe a rimettere tutto in gioco.
E ancora la razionalità fa da criterio discriminante tra filosofia da una parte e arte e religione dall’altra. Perché se è vero che anch’esse mirano a cogliere la totalità, la prima lo fa attraverso il mito e la fantasia, la seconda attraverso fede e rivelazione.
La filosofia fu una creazione greca. Anche i popoli orientali ebbero una sapienza che tentava di interpretare il senso globale dell’universo e dell’esistenza umana, ma tale sapienza era intrisa di rappresentazioni fantastiche e mitiche. I greci introdussero il logos, l’uso esclusivo della ragione nelle riflessioni sul Tutto. Questa scoperta greca condizionerà tutta la cultura occidentale.
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JOSEPH RATZINGER e la verità cattolica
JOSEPH RATZINGER e la verità cattolica
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Dal Discorso di Ratisbona al discorso di Verona, Ragione e fede in dialogo (Micromega 2/2000)
Joseph Ratzinger si interroga sul rapporto tra filosofia e fede, in particolare si chiede se esista una filosofia aperta alla fede. Egli afferma che, se si tratta la filosofia come una disciplina accademica tra le altre, allora la fede è di fatto indipendente da essa, mentre se la si intende in un senso molto più ampio e più rapportato alla sua origine, allora esiste questo collegamento, questo rapporto tra filosofia e religione, tra ragione e fede.
Entrambe infatti riguardano la verità: la domanda della filosofia è se l’uomo può riconoscere la verità, mentre quella della fede cristiana riguarda la verità su Dio, sul mondo e sull’uomo. La domanda intorno alla verità risulta essenziale e necessaria per la filosofia come per la fede cristiana ed è proprio per questo che la fede e la filosofia hanno l’una a che fare con l’altra. Ratzinger richiama il pensiero di Agostino il quale rileva che il cristianesimo non è basato su immagini e presentimenti mitici, ma è connesso a quel divino che può essere percepito dall’analisi razionale della realtà, in poche parole, si basa sulla razionalità filosofica.
La fede cristiana si basa allora sulla conoscenza, venera “quell’essere” che sta a fondamento di tutto ciò che esiste: il Vero Dio. Per questo nel cristianesimo la razionalità è diventata religione; è proprio per la sua serietà morale e per la pretesa di ragionevolezza che il cristianesimo ha vinto su tutte le religioni pagane. Tutti gli uomini per loro natura devono essere cristiani, e questa universalità del cristianesimo, questa forza che ha trasformato il cristianesimo in una religione mondiale è consistita nella sua sintesi tra ragione, fede, vita (religio vera).
Tuttavia, afferma Ratzinger, ai giorni nostri, a seguito della nascita e dello sviluppo della conoscenza scientifica, la razionalità e il cristianesimo vengono addirittura considerati come contradditori ed alternativi. La teoria evoluzionistica per esempio si è andata cristallizzando come la strada per far sparire definitivamente la metafisica, per rendere superflua l’ipotesi di Dio e formulare una spiegazione del mondo strettamente scientifica anche se già a partire dal tardo Medioevo si sono sviluppate “tendenze” che cercano di distruggere la sintesi che c’è tra lo spirito greco e quello della religione cristiana. La religione cristiana invece è caratterizzata da due aspetti importanti: l’amore e la ragione. La fede cristiana in primo luogo, infatti, afferma che tra lo spirito Creatore ( Dio ) e la ragione creata (l’uomo) esiste un’analogia. Il Dio che si “mostra” è quindi un Dio-logos, un Dio cioè che agisce pieno d’amore per la sua creatura, proprio come logos. Nel primo versetto del Vangelo di Giovanni possiamo trovare chiaramente tale aspetto: “In principio era il logos, il logos era Dio”. Con il termine “logos” si arriva dunque alla sintesi di tutte le vie della fede biblica. (ricordiamo che Logos vuol dire: racconto, pensiero, relazione, legame, ragion d'essere, disegno [Ndr]). Si delinea cioè una sorta di fusione tra la fede biblica e l’interrogarsi filosofico del pensiero greco. Ed è forse proprio per questo inscindibile legame che la fede cristiana, nonostante sia nata in Oriente, ha poi stampato la sua impronta in Europa.
Il problema del rapporto tra scienza e fede è tuttavia ineludibile. Ratzinger lo affronta a partire dall’idea che fondamentale per i credenti cristiani è l’incontro con la persona di Gesù Cristo. Tale incontro avviene ovviamente a livello della ragione, una ragione che ha “creato” le scienze moderne, come ad esempio la matematica. Le nozioni matematiche vengono impiegate con lo scopo di individuare le strutture dell’universo che in questo modo divengono intelligibili: la matematica dunque realizza, esibisce la corrispondenza tra la ragione umana, soggettiva e la razionalità, l’intellegibilità della natura. Diventa allora quasi inevitabile per Ratzinger domandarsi se questo non dimostri l’esistenza di un’unica intelligenza unitaria, che si esplica nello stesso tempo nell’intelligenza dell’universo e in quella umana. Sembra a questo punto insostenibile infatti l’ipotesi che tutto sia nato dal caos e dall’irrazionale.
A questo punto dunque è possibile secondo Ratzinger “allargare gli spazi” della ragione e avvicinare tra loro le tre grandi materie dell’umanità ovvero teologia, filosofia e scienza allo scopo di arrivare a concepire il vero e il bene, proprio partendo dalla consapevolezza dell’unità di queste tre “elementi”. Questo conduce quindi al grande compito dell’uomo, ovvero ridare slancio alla cultura del nostro tempo, senza tralasciare un aspetto importante come la fede cristiana. In qualche modo speculare al tema del fondamento della scienza è quello del fondamento della politica.
In occasione dell’incontro avvenuto con Jürgen Habermas nel gennaio del 2004, Ratzinger, condividendo la tesi secondo cui la politica ha il compito di controllare il potere attraverso le leggi, si interroga sulla natura del diritto (delle leggi) e quindi sul suo fondamento. La questione sembra risolversi sulla base del principi democratici della rappresentanza e della decisione a maggioranza, ma proprio quest’ultimo aspetto non riesce a garantire in modo assoluto l’eticità della legge. Le maggioranze infatti, dice Ratzingher, “possono essere cieche o ingiuste” e creare norme “illegittime” che non adempiono il compito di controllare il potere permettendone invece l’abuso. Per il pontefice esiste allora qualcosa che è sempre legittimo, il diritto naturale, il quale è sottratto dalla logica delle maggioranze. Esso infatti è la norma scritta dal Creatore nel cuore dell’uomo che gli permette di distinguere il bene dal male. E’ perciò un diritto che guarda alla Ragione di Dio, quella creatrice e, in quanto tale, unica vera legge razionale. La natura, infatti, in quanto creazione di Dio è razionale. Ma, sostiene Ratzinger, con l’avvento della teoria evoluzionista si è perduta l’evidenza originaria dei fondamenti dell’essere umano deviando l’uomo dalla vera razionalità della natura che è quella del Creatore. Solo nella Chiesa è rimasto il concetto di diritto naturale, perciò essa è impegnata nel richiamo alla ragione comune che è quella creatrice con tutte le comunità e le società in vista della piena consapevolezza del valore inalienabile della legge naturale.
Unico elemento che esprime il diritto naturale presente nella nostra società sono i diritti umani: questi sono infatti sottratti dal gioco delle maggioranze e non possono prescindere dal considerare l’uomo in quanto tale. Il percorso del Viaggio con i Filosofi ci aiuterà a comprendere appieno quanto qui esposto e riassunto.
Filosofi, dov'è la verità?
Filosofi, dov'è la verità?
(Estratto dall’articolo di Vittorio Possenti, su Avvenire del 10 maggio 2005)
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Ratzinger. In un’intervista del 2001 il futuro Papa lanciava una sfida ai pensatori di oggi: non censurate la questione. «Oggi si sostituisce al vero il consenso. Si valuta il bene e il male in base al principio della maggioranza».
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Osservatori di varia estrazione sostengono che è in atto un abbandono interno alla Chiesa delle "prove" della verità del cristianesimo, della sua pretesa alla verità. A suo parere, si può assegnare validità a tale diagnosi, secondo la quale la prassi attuale del cattolicesimo riterrebbe secondaria la verità dei propri contenuti?
«Probabilmente è vero che importanti settori del cattolicesimo attualmente nel dialogo con i non credenti accantonino la domanda sulla verità considerandola priva di prospettive e quindi sterile e vogliano focalizzare il dibattito sull'utilità sociale della fede. Per specifiche fasi della discussione questo può essere ammesso oppure può costituire l'unica via percorribile. Ma se complessivamente si volesse lasciar cadere la pretesa alla verità e in tal modo si intendesse declassare il cristianesimo da "verità" a (utile) abitudine ("tradizione"), questo significherebbe la rinuncia del cristianesimo a se stesso. Il cristianesimo sarebbe certo perfettamente inglobato nel sistema del mondo moderno, però avrebbe perso la sua anima. Dunque Cristo non potrebbe più dire: "Io sono la verità", ma sarebbe retrocesso all'ordine di grandezza di un uomo con una significativa esperienza religiosa oppure a quello di un riformatore della società che purtroppo ha fallito. Del resto la Chiesa proprio grazie all'altezza della sua pretesa rende un servizio alla società; essa non permette di rimanere ancorati alle filosofie del consenso o alle tecniche sociali; la Chiesa ci esorta sempre di nuovo a porci la domanda sulla verità, solo così la statura dell'uomo può essere preservata».
Come mantenere la pretesa cristiana alla verità, se si assume che l'idea stessa di verità non sia applicabile alla religione, la quale verterebbe solo sulla pietà e i costumi ed escluderebbe la conoscenza?
«Se la fede cristiana è solo una tradizione religiosa, anche se certamente una tradizione significativa, non è più comprensibile il motivo per cui dovrebbe essere impartita agli altri. Al contrario, la verità è per tutti una sola, e se Cristo è la verità, allora riguarda tutti; allora è una colpa occultarla agli altri. Se si definisce il cristianesimo una religione europea si dimentica che non è nata in Europa e che nei primi secoli si è diffuso in modo uniforme sia in Europa sia in Asia; la missione nestoriana aveva raggiunto l'India e la Cina; l'Armenia e la Georgia sono antiche terre cristiane. Anche nella penisola arabica c'era una rilevante presenza di cristiani; presenza che fu notevolmente indebolita dal successo dell'Islam, ma che ciò nonostante non si riuscì a far scomparire. Oggi l'opposizione più forte al cristianesimo proviene dall'Europa e dalla sua filosofia post-cristiana, mentre nei paesi extraeuropei la fede trova un sostegno sempre più forte. A questo si obietta che il cristianesimo, nella manifestazione concreta che ha assunto, ha ricevuto la sua impronta soprattutto dalla filosofia greca e dai suoi sviluppi nel pensiero medievale nonché dal pensiero europeo moderno, per far derivare da ciò il diffuso postulato della de-ellenizzazione e del puro ritorno alla Bibbia. In questa prospettiva si dimentica però in primo luogo che la filosofia greca nell'incontro con il messaggio cristiano ha subito un profondo processo di ri-fusione. In opposizione a ciò ci fu una reazione in campo filosofico che si contrappose a questa trasformazione cristiana e alla nuova sintesi delle culture, con l'intento di preservare l'elemento autenticamente greco. Ma qui si dimentica anche che già nell'Antico Testamento ha avuto luogo un incontro tra il pensiero greco e l'antica tradizione biblica: il processo dell'incontro fra le culture è quindi già avviato nella Bibbia stessa».
A proposito di Verità - Medjugorje - 2 Gennaio 2015
Messaggio a Mirjana della Madonna della Pace
“Cari figli, sono qui in mezzo a voi come Madre che vuole aiutarvi a conoscere la VERITA’. Mentre vivevo la vostra vita sulla terra, io avevo la conoscenza della VERITA’ e con ciò un pezzetto di Paradiso sulla terra. Perciò per voi, miei figli, desidero la stessa cosa. Il Padre Celeste desidera cuori puri, colmi di conoscenza della VERITA’. Desidera che amiate tutti coloro che incontrate, perché anch’io amo mio Figlio in tutti voi. Questo è l’inizio della conoscenza della VERITA’. Vi vengono offerte molte false verità. Le supererete con un cuore purificato dal digiuno, dalla preghiera, dalla penitenza e dal Vangelo. Questa è l’unica VERITA’ ed è quella che mio Figlio vi ha lasciato. Non dovete esaminarla molto: vi è chiesto di amare e di dare, come ho fatto anch’io. Figli miei, se amate, il vostro cuore sarà una dimora per mio Figlio e per me. Le parole di mio Figlio saranno la guida della vostra vita. Figli miei, mi servirò di voi, apostoli dell’amore, per aiutare tutti i miei figli a conoscere la VERITA’. Figli miei, io ho sempre pregato per la Chiesa di mio Figlio, perciò prego anche voi di fare lo stesso. Pregate affinché i vostri pastori risplendano dell’amore di mio Figlio. Vi ringrazio!”
VITA DI JOSEPH RATZINGER
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Joseph Ratzinger è nato a Marktl am Inn, diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile del 1927 (Sabato Santo), e battezzato lo stesso giorno. Il padre, Commissario di polizia, proveniva da un’antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera, di condizioni economiche piuttosto modeste. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago Chiem, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca in vari hotels. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Traunstein, piccola località vicina alla frontiera con l’Austria, a 30 km. da Salisburgo. In questo contesto, che egli stesso ha definito “mozartiano”, ricevette la sua formazione cristiana, umana e culturale.
Non fu facile il periodo della sua giovinezza. La fede e l’educazione della famiglia lo prepararono ad affrontare la dura esperienza di quei tempi, in cui il regime nazista manteneva un clima di forte ostilità contro la Chiesa cattolica. Il giovane Joseph vide come i nazisti colpivano il parroco prima della celebrazione della Santa Messa. Proprio in tale complessa situazione, egli ebbe a scoprire la bellezza e la verità della fede in Cristo; un ruolo fondamentale per questo svolse l’attitudine della sua famiglia, che sempre dette chiara testimonianza di bontà e di speranza, radicata nella consapevole appartenenza alla Chiesa.
Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale fu arruolato nei servizi ausiliari antiaerei. Dal 1946 al 1951 studiò filosofia e teologia nella Scuola superiore di filosofia e di teologia di Frisinga e nell’università di Monaco di Baviera. Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1951. Un anno dopo intraprese l’insegnamento nella Scuola superiore di Frisinga. Nel 1953 divenne dottore in teologia con la tesi “Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino”. Quattro anni dopo, sotto la direzione del noto professore di teologia fondamentale Gottlieb Söhngen, ottenne l’abilitazione all’insegnamento con una dissertazione su: “La teologia della storia di San Bonaventura”.
Dopo aver insegnato teologia dogmatica e fondamentale nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga, proseguì la sua attività di docenza a Bonn, dal 1959 al 1963; a Münster, dal 1963 al 1966; e a Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest’ultimo anno divenne cattedratico di dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona, dove ricoprì al tempo stesso l’incarico di vicepresidente dell’Università. Dal 1962 al 1965 dette un notevole contributo al Concilio Vaticano II come “esperto”; assistette come consultore teologico del Cardinale Joseph Frings, Arcivescovo di Colonia.
Un’intensa attività scientifica lo condusse a svolgere importanti incarichi al servizio della Conferenza Episcopale Tedesca e nella Commissione Teologica Internazionale. Nel 1972, insieme ad Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac ed altri grandi teologi, dette inizio alla rivista di teologia “Communio”.
Il 25 marzo del 1977 il Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Monaco e Frisinga e ricevette l’Ordinazione episcopale il 28 maggio. Fu il primo sacerdote diocesano, dopo 80 anni, ad assumere il governo pastorale della grande Arcidiocesi bavarese. Come motto episcopale scelse “collaboratore della verità”, ed egli stesso ne dette la spiegazione: “per un verso, mi sembrava che era questo il rapporto esistente tra il mio precedente compito di professore e la nuova missione. Anche se in modi diversi, quel che era e continuava a restare in gioco era seguire la verità, stare al suo servizio. E, d’altra parte, ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità”.
Paolo VI lo creò Cardinale, con il titolo presbiterale di “Santa Maria Consolatrice al Tiburtino”, nel Concistoro del 27 giugno del medesimo anno. Nel 1978, il Cardinale Ratzinger prese parte al Conclave, svoltosi dal 25 al 26 agosto, che elesse Giovanni Paolo I, il quale lo nominò suo Inviato Speciale al III Congresso mariologico internazionale celebratosi a Guayaquil, in Ecuador, dal 16 al 24 settembre. Nel mese di ottobre dello stesso anno prese parte al Conclave che elesse Giovanni Paolo II. Fu relatore nella V Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1980 sul tema: “Missione della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo”, e Presidente delegato della VI Assemblea Generale Ordinaria del 1983 su “La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa”.
Giovanni Paolo II, il 25 novembre del 1981, lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale. Il 15 febbraio del 1982 rinunciò al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga; il 5 aprile del 1993 venne elevato dal Pontefice all’Ordine dei Vescovi, e gli fu assegnata la sede suburbicaria di Velletri - Segni. È stato Presidente della Commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che, dopo sei anni di lavoro (1986–1992), ha presentato al Santo Padre il nuovo Catechismo.
Giovanni Paolo II, il 6 novembre del 1998, approvò la sua elezione a Vice Decano del Collegio cardinalizio da parte dei Cardinali dell’Ordine dei Vescovi, e, il 30 novembre del 2002, quella a Decano con la contestuale assegnazione della sede suburbicaria di Ostia. Fu Inviato Speciale del Papa alle celebrazioni per il XII centenario dell’erezione della Diocesi di Paderborn, in Germania, che ebbero luogo il 3 gennaio 1999. Dal 13 novembre del 2000 era Accademico onorario della Pontificia Accademia delle Scienze.
Nella Curia Romana è stato membro del Consiglio della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati; delle Congregazioni per le Chiese Orientali, per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, per l’Educazione Cattolica, per il Clero e delle Cause dei Santi; dei Consigli Pontifici per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e della Cultura; del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica; e delle Commissioni Pontificie per l’America Latina, dell’“Ecclesia Dei”, per l’Interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico e per la Revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale.
Tra le sue numerose pubblicazioni, occupa un posto particolare il libro: “Introduzione al Cristianesimo”, silloge di lezioni universitarie pubblicate nel 1968 sulla professione della fede apostolica; “Dogma e predicazione” (1973), antologia di saggi, omelie e riflessioni dedicate alla pastorale.
Ebbe grande eco il discorso che tenne davanti all’Accademia bavarese sul tema “Perché sono ancora nella Chiesa” nel quale, con la solita sua chiarezza, affermò: “Solo nella Chiesa è possibile essere cristiano e non ai margini della Chiesa”.
Continuò ad essere abbondante la serie delle sue pubblicazioni nel corso degli anni, costituendo un punto di riferimento per tante persone, specialmente per quanti volevano approfondire lo studio della teologia. Nel 1985 pubblicò il libro-intervista: “Rapporto sulla fede” e, nel 1996, “Il sale della terra”. Ugualmente, in occasione del suo 70° genetliaco, venne edito il libro: “Alla scuola della verità”, in cui vari autori illustrano diversi aspetti della sua personalità e della sua opera. Numerosi sono i dottorati “honoris causa” che egli ha ricevuto: dal College of St. Thomas in St. Paul (Minnesota, USA) nel 1984; dall’Università cattolica di Lima nel 1986; dall’Università cattolica di Eichstätt nel 1987; dall’Università cattolica di Lublino nel 1988; dall’Università di Navarra (Pamplona, Spagna) nel 1998; dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) nel 1999; dalla Facoltà di teologia dell’Università di Breslavia (Polonia) nel 2000.
Eletto Sommo Pontefice il 19 aprile 2005, Joseph Ratzinger ha assunto il nome di Benedetto XVI.
L’ 11 febbraio 2013 Benedetto XVI annuncia in Concistoro “di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma”. “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio – affermava il Pontefice in quella circostanza –, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Nel pomeriggio del 28 febbraio, il Papa lascia in elicottero il Vaticano, diretto a Castel Gandolfo. L’ultima apparizione pubblica, dalla loggia centrale del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, avviene subito dopo il suo arrivo nel piccolo centro laziale: “Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra”. Dalle ore 20 del 28 febbraio 2013 diviene Papa Emerito.
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LE CATECHESI
La catechesi tenute ogni mercoledì da Papa Benedetto XVI ai fedeli in Piazza San Pietro o nell'Aula Paolo VI hanno costituito un importante momento di formazione per le migliaia di ascoltatori, unendo il rigore scientifico e la precisione terminologica al linguaggio accessibile e facilmente comprensibile da tutti. Così Benedetto XVI in questi anni di catechesi ha fatto conoscere ai fedeli la ricca e variegata storia della Chiesa. Ecco gli Apostoli e i primi Discepoli, i Padri e i Dottori della Chiesa, l’Apostolo Paolo, via via che il tempo trascorre ecco emergere figure sconosciute al gran pubblico, come quella delle donne che hanno plasmato e reso attraente e bello il volto della Chiesa nello scorrere di questi primi due millenni. Una catechesi che, proprio per la sua originalità, è ormai ricercata dagli editori di tutto il mondo e tradotta in tutte le lingue. È da queste catechesi, nonché dalle udienze, dalle omelie e dagli scritti di Benedetto XVI che è nato questo corso.
I PENSIERI
"La Parola di Dio indica all'uomo i sentieri della vita e gli rivela i segreti della santità". È a partire da questa affermazione di Papa Benedetto XVI che è nata la collana dei pensieri spirituali, nella convinzione che, come dice San Gerolamo, "l'ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo". I pensieri, tratti dalle omelie, dagli Angelus e dalle catechesi del mercoledì del Santo Padre, partono dall’affermazione di Benedetto XVI, secondo il quale "è urgente che sorga una nuova generazione di Apostoli radicati nella Parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo". Numerosissimi i temi presentati, quali: famiglia, sacerdozio, eucaristia, Natale, malattia, giovani, dialogo interreligioso, ambiente, donna, fede, Concilio Vaticano II, oltre a pensieri spirituali, mariani, sui Santi e sulla Parola di Dio. Una collana che, nella semplicità del linguaggio e nella brevità del testo proposto, intende costituire un aiuto quotidiano per rendere possibile la ricerca del volto del Signore e affinché, di conseguenza, tutta la vita del cristiano sia orientata a Lui.









